Genesis Block

Progetto sperimentale realizzato da Scritte® in collaborazione con Pelliken

Da tempo accarezziamo l’idea di sperimentare l’applicazione delle tecnologie Web3 nel progetto “Scritte, manufatti narrativi”. Da qualche mese abbiamo conosciuto due giovani innovatori e startupper torinesi, Emile Jellinek e Davide Robaldo, entrambi operanti nel mondo dello sviluppo di soluzioni che possano conciliare il mondo dell’artigianato con le funzionalità che offre il mondo del Web3. Emile e Davide hanno accettato la sfida di affiancarci in un primo esperimento che possa andare in questa direzione, così, eccoci qua, siamo (quasi) pronti per presentarvi la prima Sneaker Scritte® con una storia che cammina certificata tramite blockchain.

Prima di proseguire cerchiamo di orientarci un po’.  Parliamo di blockchain come di una tecnologia che appartiene all’alveo delle novità portate da quello che oggi viene definito Web3. Ricordo che quando sentii parlare per la prima volta di blockchain era appena nato il progetto Scritte® (inizio 2021) e nella mia testa si installò un pensiero che piano piano è diventato sempre più solido: “questa roba qui sarebbe perfetta per Scritte®, le nostre storie che camminano sono uniche e mi piacerebbe che un giorno i nostri consum-autori possano certificare la propria storia e il proprio manufatto”. 

Emile e Davide hanno sviluppato una tesi laurea dal titolo: “Il design al servizio dell’artigianato artistico nel Metaverso” indagando le opportunità che queste tecnologie possono generare per il mondo dell’artigianato e come esso possa adattarsi ai nuovi ambienti digitali. Ho chiesto loro di poter integrare in questo post gli ultimi paragrafi conclusivi del loro lavoro di ricerca. Li abbiamo intervistati per approfondire alcuni aspetti della loro ricerca: 

Ciao ragazzi, abbiamo letto e ascoltato tante cose nell’ultimo periodo in merito alla blockchain. Dal vostro punto di vista, come questa tecnologia può produrre valore nei processi di certificazione?

Tramite l’impiego della blockchain, si potrà avere maggiore trasparenza sul ciclo di vita dell’opera, a vantaggio di tutti gli stakeholder: l’artigiano potrà aumentare il valore percepito delle sue opere, proteggendosi da eventuali contraffazioni; dall’altro lato, il collezionista potrà avere maggiori garanzie sull’autenticità del prodotto ed essere facilitato in occasioni di eventuali vendite future. Tuttavia, non é tutto oro quello che luccica: inserire delle informazioni su blockchain non è di per sé sufficiente a renderle veritiere, per cui bisogna fare attenzione alla qualità dei dati e delle soluzioni informatiche utilizzate.

In che modo queste tecnologie possono aiutarci a generare nuovi modelli di business per il nostro artigianato? 

Il creatore delle opere non è più alle complete dipendenze di intermediari vari (servizi finanziari, agenti commerciali, showroom, galleristi…), ma può intrattenere comodamente rapporti commerciali direttamente con il cliente finale, con un conseguente aumento della marginalità. Inoltre, l’artigiano non avrà più solamente la prima vendita come unica fonte di reddito: grazie al tracciamento delle vendite potrà decidere di inserire una commissione su tutte le transazioni, rendendo molto più scalabile il business e riconoscendo maggiori meriti ai suoi avanzamenti di carriera. Un’altra nuova interessante strada per monetizzare le opere consiste nella tokenizzazione multipla della stessa: la proprietà dell’opera, infatti, può essere divisa tra più persone, associando alla stessa un numero di “security token” variabile, a seconda della volontà del creatore. Si potrà così espandere il mercato dei prodotti pregiati ad appassionati con un minor potere d’acquisto, dando la possibilità di diversificare gli investimenti. Inoltre, è possibile ottenere un ampio numero di prodotti dalla stessa opera creando delle versioni digitali della stessa o realizzandone delle versioni stampate in 3D (mantenendo sempre l’unicità di tutti gli asset), aumentando incredibilmente il potenziale economico di una singola creazione, assecondando il desiderio del cliente di customizzare gli oggetti che acquista. Qualora l’acquirente sia interessato unicamente alla versione digitale dell’opera (o alla mera proprietà), sarà possibile vendere l’opera senza perderne il possesso fisico. In questo scenario è possibile esporre le opere in un luogo differente dalla residenza del proprietario, lasciando all’artigiano la possibilità di usarle come strumento di marketing, attirando nuovi clienti grazie all’allestimento di una galleria personale.

Quando si parla di Web3 si evoca molto il concetto di “community”, potreste spiegarci voi come la pensate in questo senso? 

Coloro che acquistano opere certificate su blockchain mantengono un forte legame con il creatore in quanto, da mero acquirente, la loro figura si trasforma in quella di investitore che potrà facilmente rivendere con profitto l’opera, beneficiando direttamente dalla crescita del progetto. Questa convergenza di interessi porta alla creazione di una community attorno alla figura dell’artigiano, composta sia da appassionati generici sia da chi ha contribuito al progetto investendoci. I membri della community saranno fonte di stimolo e supporto per l’artigiano, rappresentando una preziosissima risorsa: cercheranno di aiutarlo nella crescita, forniranno preziosi feedback e proposte su iniziative da intraprendere per migliorare il progetto. Essi rappresententando una base di clienti fedeli pronti ad acquistare i nuovi prodotti e svolgeranno il ruolo di ambassador. Il fenomeno può essere ulteriormente incentivato qualora l’artigiano decida di elargire vantaggi esclusivi per coloro che possiedono una delle opere, come la possibilità di effettuare gli acquisti anticipati e a prezzi vantaggiosi, l’accesso a contenuti ed esperienze esclusive, la possibilità di avere un contatto diretto, e molto altro. 

Tutto questo ci fa pensare che stanno per nascere, in parte sono già nati, nuovi potenziali mercati, è veramente così? 

Assolutamente! Sarà possibile per gli artigiani espandere sensibilmente la loro base di clienti, posizionandosi in un mercato in rapida e costante crescita. Questo farà sì che, oltre ai classici acquirenti delle opere fisiche (probabilmente poco interessati alla dimensione digitale), ce ne sarà una grande fetta il cui interesse è mosso proprio dalla presenza delle versioni digitali, e che potrebbero addirittura essere disinteressati rispetto al possesso dell’opera fisica. Questa evoluzione potrebbe essere colta in modo ancor più intelligente dagli artigiani se, oltre all’inserimento dei prodotti in questo nuovo mercato, decidessero di progettare oggetti pensati per essere fruiti all’interno di contesti digitali.

Considerato che ogni piattaforma ha una sua specificità per quanto riguarda la grafica, progettare tenendo conto di questi aspetti permetterà alle opere di assecondare molto più efficacemente i gusti del pubblico. Infatti, in linea con l’aumento dell’utilizzo di spazi digitali, crescerà anche la domanda per oggetti d’arredo per questi luoghi, dove sarà maggiormente considerata l’espressività dei prodotti, piuttosto che la funzionalità. Le opere digitali all’interno di piattaforme immersive possono essere osservate esaustivamente prima della vendita; in particolare, la AR (augmented reality) dell’oggetto permette di verificarne l’adattamento nello spazio fisico di collocazione o al proprio corpo nel caso dell’abbigliamento, mentre la VR (virtual reality) di vederli esposti in location suggestive. Oltre al commercio elettronico, anche altri settori sarebbero interessati alla digitalizzazione dei prodotti; tra tutti, è da tenere sotto osservazione quello del gaming, che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita vertiginosa. La possibilità di inserire le opere all’interno dei videogiochi, magari facendole diventare elementi del gioco stesso (strumenti, indumenti, accessori…) creerebbe un connubio vincente tra due mondi apparentemente molto lontani.

C’è ancora un concetto sul quale ci piacerebbe sentire la vostra opinione. Come potrebbe cambiare il collezionismo con l’avvento dei nuovi strumenti digitali e, più in generale, il settore dell’artigianato?

Digitalizzare le opere d’artigianato per renderle fruibili in diverse modalità virtuali amplia enormemente le modalità con cui potrà essere praticato il collezionismo. I luoghi in cui l’opera viene esposta potranno essere molteplici: esposizioni in presenza dove sono esposte le opere fisiche, accompagnate eventualmente da sistemi per integrare contenuti digitali (ad esempio, olografici); mostre totalmente virtuali, dove le opere saranno fruibili solo digitalmente, in modo più o meno immersivo. Avere una versione digitale dell’opera riprodotta fedelmente permetterà, infatti, di slegare la presenza dell’opera fisica dalla possibilità di esporla. Infine, la presenza di una versione digitale dell’opera farà sì che essa possa resistere perfettamente alla prova del tempo. Qualora l’opera dovesse danneggiarsi gravemente, o nel peggiore dei casi rompersi o andare dispersa, continueranno ad esistere le sue versioni digitali, rendendola idealmente immortale. In continuità con quanto già molti studiosi teorizzavano rispetto alla rinascita dell’artigianato supportata, oltre che da un cambiamento dei gusti del pubblico, da nuove tecnologie digitali, il Web3 può rappresentare un validissimo alleato nella valorizzazione di questo settore che pareva fino a qualche decennio fa ad un lento e inesorabile declino. Molti artigiani hanno già sperimentato l’uso di molti strumenti digitali negli ultimi anni, prendendo consapevolezza delle potenzialità. L’unione tra la dimensione fisica e quella virtuale risulterà sempre più omogenea ed efficace con l’evolversi delle varie tecnologie, raggiungendo livelli inimmaginabili fino a pochi anni fa. Grazie a questi profondi cambiamenti, l’artigianato potrà tornare finalmente ad avere un ruolo centrale nel sistema produttivo e nella società nel suo complesso, rivalutando il sistema di credenze ad esso associato e rendendolo nuovamente una strada professionale appetibile anche dai più giovani. Dunque, analogamente a come Bitcoin cerca di decentralizzare il trasferimento di valore, la valorizzazione degli artigiani permetterà di decentralizzare il sistema produttivo.

 

Sulla base di queste considerazioni e della forza generativa che appartiene a queste nuove tecnologie e alla combinazione con la nostra creatività abbiamo pensato di sviluppare questa nostra prima, piccola, sperimentazione. Abbiamo lasciato a Emile e Davide l’onore di raccontare una storia su questo paio di sneakers che porteranno il nome di: Genesis Block, questo è il bozzetto di questo primo manufatto narrativo, che verrà accompagnato da un passaporto digitale.

 

Quelle serie alfanumeriche rappresentano “get hash” e “merkle root” del primo blocco di Bitcoin (detto “Genesis Block”), stringe alfanumeriche di 64 caratteri presenti in ogni blocco della blockchain di Bitcoin. Il primo indica il risultato della funzione di hash (SHA256), la funzione matematica utilizzata per criptare le informazioni, applicata a tutte le informazioni presenti nel blocco; la seconda è il risultato della stessa funzione matematica applicata a tutte le transazioni presenti nel blocco, unite a coppie in modo progressivo fino a che non ne rimane solo una (creando una ramificazione che ricorda graficamente un albero con le radici).

Andiamo alla produzione del manufatto narrativo:

Continua…