Il Classico del Mutamento

di Vincenzo Moretti | Piccola Biblioteca Scritte

Due per uno, uno

Non so se si poteva fare diversamente, magari sì, ma a me per raccontare questa storia un libro non è bastato, ce ne sono voluti due.
Il primo è quello a cui la storia è dedicata, per me il “classico”, I Ching , il Libro dei Mutamenti, curato da Richard Wilhelm con la prefazione di Carl Gustav Jung ed edito da Adelphi. Il secondo è Figure dell’immanenza, Una lettura filosofica del I Ching di François Jullien, edito da Laterza.
In pratica insieme al libro della scoperta, dell’applicazione, dello studio, ho avuto bisogno del libro dell’approfondimento, della comprensione, della consapevolezza. Due libri, due pietre miliari, due possibilità che si sono moltiplicate senza fine e mi hanno aiutato a  conoscere il libro, che è e rimane uno.
Sperando di aver reso l’idea, direi che possiamo cominciare con due stralci dalle due prefazioni.

Carl Gustav Jung

i ching
il libro dei mutamenti
Prefazione

L’antica mentalità cinese contempla il cosmo in una maniera paragonabile a quella del fisico moderno, il quale non può negare che il suo modello del mondo sia una struttura decisamente psicofisica.
L’evento microfisico include l’osservatore esattamente come la realtà che forma il sostrato dell’I Ching abbraccia le condizioni soggettive, ovvero psichiche, nella totalità della situazione momentanea.
Come la causalità descrive la sequenza degli eventi, così per la mentalità cinese la sincronicità considera la loro coincidenza.

François Jullien

Figure dell’immanenza
Una lettura filosofica del I ching
Prefazione

Di tutti i libri che le diverse civiltà hanno prodotto o immaginato, I Ching o il Classico del cambiamento (noto anche come «Libro delle mutazioni» o delle «trasformazioni») potrebbe essere proprio il più insolito. Non tanto per il messaggio che lo contraddistingue, ma per la modalità della sua composizione: perché questo libro, originariamente, non è unitario e il suo primo disegno non è scritto. […] Non vi sono, all’inizio, parole, ma solo due segni e i più semplici che esistano, linea continua e discontinua, intera o spezzata, ____ e __ __ . […] Questo libro, dunque, all’inizio, non è scritto in nessuna lingua e non possiede nemmeno una sua lingua. 

La mia storia con il libro

Ouverture

Il momento esatto non me lo ricordo, quello che è certo è che con l’I Ching, e il Tao Te Ching, cambia la mia weltanschauung, nel senso letterale di concezione del mondo, della vita e della posizione in esso occupata da noi umani. La Grecia e Voltaire naturalmente non li abbandono, come potrei, però la Cina con la sua immanenza e la sua saggezza diventano per me sempre più importanti.
Accade tutto alla maniera cinese, una trasformazione silenziosa direbbe Jullien, che tu giorno per giorno non te ne accorgi e quando te ne rendi conto sei già cambiato e non hai nessuna intenzione di tornare indietro.
Sul finire degli anni 80 la prima attività di scavo, complici la malattia di Alberto e la caduta del muro di Berlino. Il senso della  vita che non riesci più ad afferrare, la forza dell’ideologia che si dissolve nell’aria, la paura della perdita che sconvolge il mio spazio privato e quello pubblico mi portano a tornarci su con tutto l’impegno di cui sono capace. Intuisco che in quell’alternarsi millenario di linee intere e spezzate c’è il corso della vita così come è, senza intermediazioni. È solo l’inizio, il seguito prova che non avevo torto.

Alberto

A un certo punto abbiamo pensato che ce l’aveva fatta. Tra sprofondamenti, lente e dolorose risalite e quasi normalità i 5 anni dall’inizio della malattia stanno per passare e nelle nostre teste comincia a farsi strada l’idea che ce l’aveva fatta. Invece arriva la telefonata, la voce gentile e soffocata dall’altro capo del telefono ci avverte che Alberto sta di nuovo molto male. Quando la sera me lo dicono la prima cosa che mi viene in mente è la parola, Astrocitoma; la seconda è la spiegazione che mi aveva dato il medico del Niguarda che lo aveva operato: è un tumore del sistema nervoso centrale, nella sua forma primaria è benigno, la recidiva non lascia scampo. Sono mesi di amore e di dolore senza fine,nel corso di quell’indimenticabile 1993 Alberto muore, nelle settimane successive interrogo per la prima e ultima volta nella mia vita il Libro. L’intenzione è buona, quella di formulare bene la mia domanda; il risultato non direi, le tre domande in una tradiscono i miei sentimenti: Che ne è di Alberto? Dove sta? Cosa fa?
Lancio le 3 monete, annoto il responso come si vede dalla figura e con l’aiuto del libro lo interpreto.
Per quanto riguarda “La Preponderanza del Grande” la parte che mi colpisce di più è questa: “I due trigrammi indicano l’atteggiamento da tenere in tempi così eccezionali: l’immagine di Sun è l’albero che sta saldo anche se è solitario, e la qualità di Tui è la serenità che rimane intrepida anche quando deve rinunciare al mondo”. Altri elementi di riflessione mi vengono dallo studio delle singole linee, sta di fatto che trovo quello che voglio trovare, alla fine sta anche qui il senso di libri come il I Ching: aiutarci nella nostra ricerca, ispirarci, mostrarci la via che abbiamo scelto ma facciamo fatica a vedere.

Come abbiamo visto, per effetto della trasformazione delle tre linee del trigramma Sun e della linea di mezzo del trigramma Tui, l’esagramma successivo è Chen, l’Eccitante, il Tuono.  Qui tra la sentenza e l’immagine (nel nuovo trigramma le singole linee non contano) a ispirarmi di più è la seconda: “Il tuono continuato, con il suo scuotimento, arreca paura e tremore. Così il nobile sta sempre in riverente timore per il manifestarsi di Dio e mette ordine nella sua vita ed esplora il suo cuore per scoprire se nulla contraddica in segreto la volontà divina. Così il riverente timore è il fondamento della vera formazione di sé.”
Ci metto tempo, ma anche questa volta quello che c’è da capire, e da imparare, mi sembra chiaro: il libro mi dice che di fronte alla morte di Alberto (lo Scuotimento, il Tuono) e alla paura, allo sbandamento, alla mancanza di senso che ne consegue, devo mettere ordine nel mio cuore confidando nei valori e nei principi che ho ereditato e mi guidano. Se lo saprò fare con umiltà, con la consapevolezza del mio essere una piccola cosa di fronte alla grandezza del tutto, con riverente timore, riuscirò a imparare, a formarmi, a fortificare la mia coscienza, la mia consapevolezza, il mio essere.

Sud e Federalismo

Il 1994 è l’anno della pubblicazione, per Guida Editore, di “La Seconda Rivoluzione Napoletana. Sud e Federalismo”, scritto con Luca De Biase. Il  tema è caldo e il libro si rivela da subito, nei limiti delle sue possibilità, un successo, di pubblico e di critica. Abbiamo di fatto concluso il nostro lavoro quando penso alla possibilità di un breve epilogo, chiedo aiuto ancora una volta al “I Ching”,  sfoglio l’indice, decido che gli esagrammi giusti sono il 23 e 24, Po, La Frantumazione, e Fu, Il Ritorno, La Svolta. Scrivo le mie 2 – 3 paginette, si possono leggere qui, le mando a Luca De Biase, mi risponde che per lui è tutto ok, e procediamo.
Mi resta da aggiungere soltanto che gli esagrammi 23 e 24 formano una delle 4 coppie scelte da Jullien per la sua lettura filosofica del libro. È possibile che sia solo un caso, a me piace di più definirla serendipity.

Le ferie a Piano di Sorrento

Quell’anno con il mio amico Salvatore decidiamo di trascorrere due settimane di ferie a Piano di Sorrento, nella casa di Maurizio, abbastanza ampia da ospitare, insieme a lui e Sara, anche me, Laura e Luca. Tantissimi i ricordi di quelle giornate belle e spensierate, alcuni di essi persino memorabili, come i due che sto per raccontare.
Il primo è Salvatore che si immerge e mi spinge da sotto con la spalla per farmi risalire sul gommone, mentre Sara, Laura e Luca un poco ridono, diciamo anche tanto, e un poco fanno finta di aiutarmi. Quando ci penso me ne vergogno ancora, o per meglio dire ci rido ancora su, ma si sa, sono un intellettuale, e gli intelletuali sono razionali, fanno riflessioni, considerazioni piene di allusioni, però con le cose pratiche non ci prendono, a volte neanche le foglie dall’occhio sanno togliersi, con conseguenze imbarazzanti, proprio come nella canzone di Gaber.
La seconda è la bellezza delle mie immersioni pomeridiane nel I Ching, lo studio delle Ali e dei Commenti, la parte più importante del libro, quella che racconta la saggezza, il senso, il perché di quest’opera così bella e importante.
Con il ritorno al lavoro, la forza delle cose da pensare e da fare impone la sua legge, ma anche se non ne sono ancora del tutto consapevole, la mia trasformazione silenziosa è cominciata.

Riccaro Terzi e François Jullien

Con Riccardo Terzi siamo stati amici per tanti meravigliosi anni, fino alla sua morte. È stato lui la chiave che mi ha portato a Salvatore Veca, Giulio Sapelli e tante altre belle teste che arricchiscono la mia vita e le mie visioni, poi nella seconda metà degli anni 90, dopo le mie disavventure, diciamo così, alla Cgil Campania, ho la fortuna di lavorare per qualche anno con lui in Cgil Nazionale, all’Ufficio Riforme Istituzionale, e il mio passaggio dal confucianesimo al taoismo, così diceva lui, subisce una piccola accelerazione (ebbene sì, sono un testone, ci metto tempo a capire, forse è per questo che quando poi capisco sto sul pezzo, sono una specie di trattore).
Riccardo non è mai banale, neanche quando parla delle cose più semplici. La distinzione delle notizie in due categorie, quelle che non ci puoi fare niente e perciò se ti arrivano prima o dopo fa lo stesso, e quelle che puoi fare qualcosa e a meno che non sei un chirurgo o un pompiere se ti arrivano prima o dopo è comunque lo stesso rimane indimenticabile. Il tema erano i telefoni cellulari che facevano il loro ingresso nelle nostre vite e ne ridefinivano i criteri di urgenza. E che dire del suo consiglio di leggere i quotidiani una settimana dopo così si evitava di perdere tempo con l’80% delle notizie e dei commenti che nel frattempo si erano rivelati falsi o sbagliati.
Un grande maestro Riccardo, che in anni improbabili aveva scritto su Rinascita un articolo sul Taoismo come antidoto al dover essere e al dover fare. È lui a parlarmi di Jullien e dei suoi libri, è grazie a lui che entrano nella mia vita “Trattato dell’efficacia”, “Il saggio è senza idee”, “Le trasformazioni silenziose” e poi tutti gli altri libri del grande sinologo francese, compreso Figure dell’Immanenza. Ci sarebbe tanto altro da raccontare, ma lascio la parola ai 4 esagrammi di Jullien.

Gli Esagrammi di Jullien

Esagrammi 1 e 2

Ch’ien, il Creativo, il Cielo
K’un, il Ricettivo, la Terra

CREATIVO E RICETTIVO
O LE DUE CAPACITÀ ALL’OPERA IN SENO AL REALE

Esagrammi 11 e 12

T’ai, la Pace
P’i, il Ristagno

Progresso E declinO
O gli stadi opposti del processo

Esagrammi 31 e 32

Hsien, la Stimolazione
P’i, la Durata

INCITAMENTO E CONSERVAZIONE
O COME PENSARE LA TRANSIZIONE

Esagrammi 23 e 24

Po, la Frantumazione
Fu, il Ritorno, la Svolta

spogliamento e ritorno
o l’esplorazione dei limiti

 

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