IL LAVORO

PRESO DI FACCIA

QUESTA STORIA

Sono 20 anni che mio padre appartiene alla morte, come direbbe Totò, e ho pensato di raccontarlo con una borsa Scritte®.
Una borsa con la sua faccia, le sue parole, i suoi insegnamenti e il mio amore.
Grazie assai a Giuseppe, Luca e Domenico, a Jepis Bottega e Mastrodomenico Sandali per aver reso concreta questa possibilità.

Vincenzo Moretti

MIO PADRE È IL SUO RACCONTO

È vero, siamo tutti il nostro racconto, ma da vivi siamo anche abbracci, sorrisi, incazzature, amori, possibilità, solo da morti siamo puro racconto. Ho avuto la fortuna di leggere pagine memorabili a questo proposito, ma posso dire in tutta coscienza che ci sono arrivato da solo. Naturalmente la Befana, Pulcinella, Ulisse, Sherazade e i tanti miti che mi hanno accompagnato fin qui mi sono stati di aiuto, e così Borges, Canetti, Cioran, Rovelli e tanti altri, però è stato quando la vita mi ha costretto a sbatterci la testa che ho capito veramente quello che dovevo capire. La narrazione come immortalità. Come possibilità di aggiungere ulteriori pagine a vite che altrimenti sarebbero finite per sempre. È il senso del racconto. Un senso che ci permette di connetterci con tutte le cose presenti, passate e future. Al di là del tempo.

CARO PAPÀ

Nel video l‘incipit del mio ultimo capitolo de Il lavoro Ben Fatto, quello in cui scrivo a mio padre. Le prime righe le ho volute incidere sulla posteriore della borsa, sotto, e ogni tanto me le leggo, e mi fanno compagnia.

LE PAROLE DI UNA VITA

Le parole chiave di mio padre, non tutte, quelle che mi sono sembrate per diverse ragioni più importanti per raccontare non solo lui ma anche la sua relazione con me, sono scritte in formato wall nella parte posteriore della borsa.
Amicizia, Famiglia, Lavoro, Onestà, Scuola, Vino.

LE FRASI

Ne avevo selezionate 3 tra migliaia, la sua vita è stata piena di massime, ammonimenti e paraustielli, alla fine ho scelto la prima, perché è quella da cui nasce il lavoro ben fatto, è scritta in formato wall nella parte anteriore della borsa, sotto la faccia di papà. Detto ciò, aggiungo che anche le altre due erano niente male, leggere per credere.
Il lavoro va preso di faccia.
I soldi sono la cosa più sporca, zozza e lurida che esiste al mondo.
Nella vita bisogna saper distinguere quello che viene prima da quello che viene dopo.

IL LOGO

Nella parte posteriore, al centro, sotto l’impugnatura, il logo del lavoro ben fatto, con tutto quello che è diventato. Un logo che racconta la versione attuale del lavoro preso di faccia e dunque connette mio padre, la prima generazione, con mio figlio, la terza. E la nostra famiglia con Cinzia e Giuseppe, la famiglia allargata, e la nostra bella comunità.

IL CARATTERE, LA FAMIGLIA E L’EDUCAZIONE

Della serie nessuno è perfetto, neanche mio padre, vi invito ad ascoltare l’audio di una piccola storia ineditache ho raccontato nel corso di un esperimento di narrazione realizzato nel corso del primo anno di vita della Piccola Scuola Jepis Bottega. Se volete saperne di più potete leggere il mio racconto, lo trovate qui.

LE FOTO