PASSO ERRANTE

La Storia

Pierpaolo Salamone e Giuseppe Jepis Rivello dialogano intorno all’inizio di un percorso di vita o di lavoro,  di cambiamento o di riscoperta.

Pierpaolo Salamone

 

P.S.: Ciao Jepis, questa storia è per tutte quelle persone che sono all’inizio di un percorso di vita o di lavoro,  di cambiamento o di riscoperta.
Secondo me un sentimento che li lega, di fronte a un arrivo non definito, è una volontà forte di iniziare a camminare per trovare una direzione o per indurre un cambiamento.
Durante il cammino la riflessione diventa l’essenza del nostro cambiamento, la chiave di lettura per la ricerca  di un percorso autentico.
Penso che ognuno di noi abbia bisogno di trovare il proprio essere, ma per farlo deve essere disposto a perdersi completamente.
La direzione del nostro percorso è solo una concezione effimera che cambia prospettiva passo dopo passo; ognuno di questi passi rappresenta una consapevolezza in più per la conoscenza o riscoperta del nostro essere. A tal proposito, di seguito viene riproposta una citazione di Sant’Agostino “Il nostro cuore è inquieto fin quando non incontra la parola”.
Ma cosa significa esattamente “la parola”? Il racconto si conclude con questo punto di domanda. Buon cammino!

G.J.R.: Ciao Pierpaolo, grazie per questa mail, mi riempie il cuore. I passi che compiamo accompagnano le nostre scoperte, il nostro andare, aprendo l’aria. Ed anche nell’esitazione di un passo c’è tanta di quella crescita che nemmeno immagini. Cambiamo ogni giorno senza accorcene, ma perché cambiamo? Cambiamo perché siamo in tensione, in conflitto. Ecco, una componente del cambiamento di cui parli è il conflitto. Sul perdersi poi, mi fai venire in mente il concetto di errare, al quale noi diamo due significati, errare come andare senza una meta ed errare come sbagliare. Allora, cosa vuol dire sbagliare? Vuol dire camminare scoprendo cose che altrimenti non avremmo scoperto. Errando scopriamo il mondo, quello vero, non quello chiuso in tuor preimpostato e una vita preconfezioanata.
La parola fa parte di questo cammino.
Leggendoti ho pensato anche ad un video che poi, se realizzerai questa storia su una scarpa, mi piacerebbe realizzare.
Intanto ti propongo un paio di titoli per la tua storia, il primo è “Errante”, il secondo
“Change”. 

P.S.: Ciao Jepis, sul primo titolo che mi hai proposto mi viene in mente una citazione di Foscolo ” Ove l’errante fantasia mi porti”. Detto ciò, aggiungo che sulla tua analisi riguardo al mio racconto, mi trovi molto d’accordo. Mi piace l’idea di conflitto, il non voler cedere a dei tour, oserei dire percorsi di vita, preconfezionati.
Ecco, la mia idea di percorso autentico è proprio questa. Incontrare la parola nella ricerca di noi stessi è un esercizio per la ricerca della verità, verità non assoluta, ma relativa alle nostre circostanze di vita che in ogni momento possono cambiare. Il passo è rappresentativo di un momento di vita, una determinazione/qualificazione del nostro tempo per dirci in quale punto del cammino ci troviamo. Allo stesso modo, il cammino ed i relativi passi sono atti di necessità, perché il mutamento è fonte di vita. Cambiamo per creare, per migliorare, per ricostruire. Il nostro ieri è funzione del nostro oggi che, a sua volta, è funzione del nostro domani.
Un abbraccio.  

G.J.R.: Pierpaolo, la tua risposta mi fa pensare al rapporto spazio tempo, a quanto i nostri passi si muovano nel tempo e nello spazio tracciando rotte, aprendo varchi, ripercorrendo strade già fatte con  nuove consapevolezze. Ecco, per questo il “Passo Errante” è un concetto che mi convince, i passi sono erranti perché spesso sono alla ricerca di qualcosa, con il rischio di sbagliare, ma sapendo che sbagliare, e quindi errare, resta l’unico modo per imparare e scoprire la vita. 

P.S.: Jepis, sì, il rapporto spazio tempo è un concetto assai affascinante. Il passo di cui ti parlo caratterizza il nostro spazio in un preciso istante di tempo. Nella parola errante, invece, è racchiuso il concetto di ricerca. Errante come errare, rifare lo stesso errore, lo stesso passo. Ri-cercare vuol dire compiere nuovi passi sulla base dei vecchi, partire da un percorso già tracciato da altri, ma che ognuno di noi nel proprio spazio e nel proprio tempo può ridefinire.
Che ne pensi delle frasi “Ad ogni passo chiediti perché? ” e “Nei passi quotidiani ci sono le risposte del tuo domani” da incidere sulla storia-scarpa? 

G.J.R.: Mi piacciono, ma la cosa che conta è che quelle due frasi le senti tue. E per quanto riguarda il disegno?

P.S.:  Sulla scarpa che porterà in viaggio questo racconto vorrei utilizzare una rappresentazione grafica che gioca su tre tempi fondamentali della nostra vita: passato, presente e futuro.
L’immagine racconta un uomo che cammina. Alla direzione opposta in cui guarda, cade la sua ombra proprio a simboleggiare il suo passato. L’immagine simboleggia anche un passo e l’inizio di una nuova strada.
In realtà nel disegno stesso, dico proprio nella sua creazione per essere precisi, ci sta una relazione passato, presente e futuro. Mi spiego meglio. Questo disegno nasce da una mia idea (presente) che ho voluto condividere con Michela Torre, la mia cuginetta più piccola che è un asso a disegnare, dove oltre alla sua bravura, mi ha anche dato una sua idea di cammino (futuro) e poi dalla collaborazione di mio padre, anche lui molto bravo a disegnare, dove ha ridefinito alcuni punti del disegno (passato).  Poi, mi piace anche pensare che nel disegno stesso, nella sua applicazione, ci sia ciò che abbiamo fino adesso raccontato. Il disegno di mia cugina sulla scarpa lo vedo come un passo verso il suo domani, potrà essere una grafica, un’artista.
Nel passo simboleggiato in quella scarpa ci sta l’approccio, l’applicazione a un nuovo concetto, insomma, è come dire il primo giro in bici di un futuro ciclista, la prima scala di do di un futuro musicista o il primo calcio ad un pallone di un futuro calciatore.

AD OGNI PASSO CHIEDITI PERCHÈ

NEL PASSO DI OGGI C’È IL TUO DOMANI